mercoledì 7 ottobre 2009

Il Trovate, di Verdi, a Porto Alegre

Ad un concerto della Festa della mamma nel maggio scorso a Porto Alegre, il maestro Frederico Gerling Junior promise. Quest'anno avremmo un'opera in città. La promessa è stata compiuta, e molto bene, con la presentazione di “Il Trovatore”, di Giuseppe Verdi, con il Coro e l'Orchestra Filarmonica della PUCRS, in questo primo fine settimana d'ottobre.


Giuseppe Verdi (1813-1901)


Il buon publico che è andato al Salão de Atos della università há visto la storia basata sul dramma El Trobador, di Antonio Garcia Gutérrez. Il tragico relato succede nel 1400 dove oggi è la Spagna. In quella època, però, ancora no c'era uma Spagna come paese, ma sì divisa in due regni, il di Castilla e il di Aragón, dove accadono i fatti.

Il Trovatore fu rappresentata la prima volta su Teatro Apollo, a Roma, nel 19 gennaio 1853. Insieme a Rigoletto e Traviatta, fa parte della così detta “trilogia popolare” di Verdi. Siccome Nabucco (l'altra – ed ùnica – opera che abbia visto fin'ora), gli argomenti litigi d'amore e di potere e le tragedie familiari si ripettono (perchè anche la vita di Verdi è stata così. Nel 1840 ha perso, nello stesso ano, due figli e la sposa).

La nobile Leonora è innamorata del zingaro e trovatore (galante e cortese compositore di poesie e canzoni) Manrico. Però per rendere più difficile l'amore tra i due c'è il Conte di Luna, chi litiga con Manrico per la preferenza della giovane.


Il libreto della prima presentazione del Trovatore a Roma


Un fatto sucesso alcuni anni prima influenza di più la disputa tra loro. Una zingara fu accusata di maledire il fratello più piccolo del Conte e, per questo, fu bruciata. Sua bambina riesce a sfuggire e porta con se un ordine della mamma morta: “Mi vendica!” La zingara, che dopo verrebbe a fare cura di Manrico, rapita il piccolo bambino e sparisce. Il Conte riceve dal padre l'obbligo di trovare il fanciullino perso. Nello stesso tempo, il trovatore cerca di difendere sua madre e la aiuta a compiere quello che abbia promesso.

Bene, si racconto di più, rovino le sorprese.

Però non mi esce dalla testa il coro dei zingari nel suo accampamento. Insieme al canto, il suono dei martelli dei lavoratori seguiti delle voci che dicono:



Chi del gitano i giorni abbella? Chi del gitano i giorni abbella? Chi? Chi? La zingarella


Voglio ringraziare l'organizzazione di questo bravo evento. Sono sucessi alcuni problemi con i sottotitoli nel primo atto, impercettibile davanti alla qualità dei musici, delle voci, del elenco e per la velocità di cambio della sceneggiatura tra le scene.

Nessun commento: