mercoledì 21 ottobre 2009

Parigi, il film

Sono entrato nel cinema a vedere Parigi aspettando guardare un altro capitolo della storia cominciata con "L'appartamento spagnolo" e seguita per "Bambole russe". Questo perché il regista dei tre film è lo stesso Cédric Klapisch ed il ruolo principale toca allo stesso attore, Romain Duris. Anche per registrare la capitale francesa Klapisch fa uso delli stessi giochi di camera usati nella fotografia delle città oggeti delle sue altre due opere, Bacelona e San Pietroburgo, rispettivamente.


Pero le coincidenze finosco nella camera. Il personaggio di Duris è diverso. Esce Xavier, entra Pierre. Giovane ballerino, scopre una grave cardiopatia che cambia la sua vita e di sua sorella maggiore, Élise (Juliette Binoche), mamma single che va a vivere insieme al ragazzo per guarirlo, anche se, per farcela, avrá dei problemi con i suoi figli e al lavoro.



Da questa parte, il cineasta fa una rete con i personaggi. Una roba di gente che abita a una grande città, ognuno con i suoi guai, credendo che le sue difficoltà sono più grandi di quelle degli altri.

Attraverso Élise, conosciamo la storia dei lavoratori di un piccolo mercato vicino a casa sua. Uno di questi ragazzi è triste con il divorzio fra lui e sua sposa. Gli altri sono più festosi, come si può vedere a una scena con modelle che visitono un gran centro francese di distribuzione di cibi. Fra queste ragazze, c'è una donna innamorata da una camerunese che prova ad entrare illegalmente in Francia per vivere insieme a suo fratello, portiere dello edificio di Pierre.

E è dalla finestra del suo appartamento che Pierre osserva sua bella e giovane vicina. Però non è corrisposto, una volta che lei ha un rapporto con un compagno di università e, allo stesso tempo, con un professore, famoso per la sua conoscenza della storia di Parigi. Lui soffre perchè non ha tutto l'amore della giovane e per vivere all'ombra di suo esitoso fratello, un ingegnere bene sposato.

Romain Duris e Juliette Binoche

La opzione per una fotografia più grigia è un gran contrasto alla imagine di Città Luce che Parigi ha. Aiuta a dare un aspetto freddo al film, insieme alle confusioni normali di una grande città ed il tipico cattivo umore degli abitanti parigini.

Vale la pena ascoltare la colonna sonora del film. Una piccola prova è sul sito di divulgazione della pellicola: www.lefilm-paris.com

mercoledì 7 ottobre 2009

Il Trovate, di Verdi, a Porto Alegre

Ad un concerto della Festa della mamma nel maggio scorso a Porto Alegre, il maestro Frederico Gerling Junior promise. Quest'anno avremmo un'opera in città. La promessa è stata compiuta, e molto bene, con la presentazione di “Il Trovatore”, di Giuseppe Verdi, con il Coro e l'Orchestra Filarmonica della PUCRS, in questo primo fine settimana d'ottobre.


Giuseppe Verdi (1813-1901)


Il buon publico che è andato al Salão de Atos della università há visto la storia basata sul dramma El Trobador, di Antonio Garcia Gutérrez. Il tragico relato succede nel 1400 dove oggi è la Spagna. In quella època, però, ancora no c'era uma Spagna come paese, ma sì divisa in due regni, il di Castilla e il di Aragón, dove accadono i fatti.

Il Trovatore fu rappresentata la prima volta su Teatro Apollo, a Roma, nel 19 gennaio 1853. Insieme a Rigoletto e Traviatta, fa parte della così detta “trilogia popolare” di Verdi. Siccome Nabucco (l'altra – ed ùnica – opera che abbia visto fin'ora), gli argomenti litigi d'amore e di potere e le tragedie familiari si ripettono (perchè anche la vita di Verdi è stata così. Nel 1840 ha perso, nello stesso ano, due figli e la sposa).

La nobile Leonora è innamorata del zingaro e trovatore (galante e cortese compositore di poesie e canzoni) Manrico. Però per rendere più difficile l'amore tra i due c'è il Conte di Luna, chi litiga con Manrico per la preferenza della giovane.


Il libreto della prima presentazione del Trovatore a Roma


Un fatto sucesso alcuni anni prima influenza di più la disputa tra loro. Una zingara fu accusata di maledire il fratello più piccolo del Conte e, per questo, fu bruciata. Sua bambina riesce a sfuggire e porta con se un ordine della mamma morta: “Mi vendica!” La zingara, che dopo verrebbe a fare cura di Manrico, rapita il piccolo bambino e sparisce. Il Conte riceve dal padre l'obbligo di trovare il fanciullino perso. Nello stesso tempo, il trovatore cerca di difendere sua madre e la aiuta a compiere quello che abbia promesso.

Bene, si racconto di più, rovino le sorprese.

Però non mi esce dalla testa il coro dei zingari nel suo accampamento. Insieme al canto, il suono dei martelli dei lavoratori seguiti delle voci che dicono:



Chi del gitano i giorni abbella? Chi del gitano i giorni abbella? Chi? Chi? La zingarella


Voglio ringraziare l'organizzazione di questo bravo evento. Sono sucessi alcuni problemi con i sottotitoli nel primo atto, impercettibile davanti alla qualità dei musici, delle voci, del elenco e per la velocità di cambio della sceneggiatura tra le scene.